NOTE LE TERME DI PUNTA DELL'EPITAFFIO A BAIA di Nicolai Lombardo |
(1) A. Maiuri, L'esplorazione archeologica
sottomarina di Baia, in Atti II Congresso di Archeologia
sottomarina, (Albenga 1958) Bordighera i96i, pp. io8
e ss.; N. Lamboglia, Inizio dell'esplorazione di Baia
sommersa, in Atti III Congresso di Archeologia
sottomarina, (Barcellona 1961) Bordighera 1971, pp.
255 e ss. I limiti di quella prima planimetria (scala
incerta, orientamenti erronei e imprecisioni varie),
imputabili soprattutto all'inesperienza dei subacquei che
vi collaborarono, sono già stati evidenziati da P.A.
Gianfrotta, in AA.VV., Baia. Il ninfeo imperiale
sommerso di Punta Epitaffio, Napoli 1983, p. 37 e da
G. Di Fraia, N. Lombardo, E. Scognamiglio, in Puteoli IX-X,
1986, pp. 211 e ss. (2) Se ne è rilevato un tratto di mq 64 in corrispondenza dei gradini d'accesso alle terme. Il rilievo ha dimensionato meglio i basoli rispetto al disegno del 1959-60, giacché essi non sono tutti di uguali dimensioni ma variano da m 0,50 x 0,70 a m 1,35 x 0,75. (3) Pochi metri ad ovest di questo blocco giacciono due limina in trachite che rafforzano l'idea di due ingressi affiancati. (4) In situ restano alcuni frammenti della transenna, alti cm 5 e larghi cm 3,5. (5) In quest'area il sig. E. Gaudino rinvenne un frammento di statuetta egizia della XX Dinastia in pietra nera, nel quale si riconosce parte della gamba destra di un personaggio seduto con brani di iscrizione geroglifica, cfr. Puteoli, cit. a nota I, p. 221, figg. 2-4 e n. 22. (6) Attualmente il piano pavimentale del cortile è ridotto alla ruderatio di scaglìe dì tufo e frammenti di cotto, ma in più punti si notano le impronte delle lastre marmoree del pavimento. (7) Per confronti vd.: L. Crema, L' archítettura romana, Torino 1959, p. 270, figg. 359-361 e p. 333, fig. 385; G. Giovannoni, La tecnica della costruzione presso i Romani, Rorna 1925, tav. X; J.B. Ward Perkins, Architettura romana, Milano 1979, p. 70, fig. 103. (8) Il modulo dei laterizi è di cm. 27,5-28,5. Per decorazioni parietali in lastre di marmo, che iniziano a diffondersi verso la metà del I sec. d.C., cfr. N. Neuerburg, L'architettura delle fontane e dei ninfei nell'Italia antíca, Napoli 1965, p. 96. Il plasticismo delle colonne tortili può essere un ulteriore indizio di datazione, cfr. L. Crema, op. cit., pp. 274, 343; J.B. Ward Perkins, op. cit., p. 53, fig. 80. (9) Le terme suburbane di Ercolano sono dotate di un cortile simile con funzione di palestra, cfr. A. Maiuri, Ercolano, nuovi scavi, 1927-58, I, Roma 1958, p. 151 e s. (10) Questo battuto non aderisce alle pareti, ma si arresta a circa cm 8 da esse, formando una sorta di canaletta profonda cm 3. Un'altra canaletta, addossata alla parete settentrionale e larga cm 26, ospitava forse una fistula . (11) Questa pianta con due vasche sui lati corti trova riscontri in Campania, cfr. E. Fabbricotti, I bagni nelle prime ville romane, in CronPomp II, 1976, p. 72 e ss. Per altri esempi a Pompei, vd. Puteoli, cit. a nota I, p. 253, n. 38. (12) E' un vano di m 3,28 x 5,94 in laterizio di sesquipedali e tegole fratte (modulo cm 25). Si riconosce una sottopavimentazione di bipedali sulla quale s'impostò un pavimento di mosaico ancora ben conservato. (13) Nel suo interno si sono riconosciuti frammenti di intonaco rosso a strisce dorate e frammenti di marmi di varia qualità: cipollino, giallo antico brecciato, pavonazzetto, verde antico, africano, portasanta, brecciato, porfido rosso, serpentino, rosso antico, lunense e bianchi venati. (14) Misurano cm 11 x 7, mentre quelli del laconicum cm 10 x 13 in media. (15) La presenza di una mattonella di africano e di alcune tarsie di serpentino fanno supporre che anch'esso fosse rivestito di marmi. (16) A. Maiuri, art. cit. a nota 9, pp. 151 e s. Sen., Ep., 90, 25 si riferisce ai tubuli come ad un'invenzione recente; sulle tegulae, Plin., N.h. 35, 159. (17) Valori simili si sono riscontrati negli ambienti limitrofi. Vd. G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, pp. 518 e ss. (18) Ha forma di pentagono irregolare. Del pavimento s'intravvede appena un piccolo resto sul lato orientale, circa cm 15 al di sopra della ruderatio che poggia su bipedali disposti su muretti paralleli in vittato. Le pareti, tranne quella meridionale parzialmente ricostruita in opera mista, sono in laterizio di tegole fratte e mattoni. (19) Si tratta di un ambiente di transito, anch'esso di forma irregolare, creato probabilmente in concomitanza con il muro in reticolato (tufelli di cm 8 di lato) sud-occidentale. Anche qui la decorazione doveva essere ricca, a giudicare dai numerosi resti in situ. (20) Soprattutto l'assenza di ammorsature, che Lugli (op. Cit., p. 517) data al periodo adrianeo, indirizza verso questa datazione. (21) Nella villa dell'Ambulatio tutta una serie di cellette furono aggiunte in un momento successivo; anche in questo caso, si tratterebbe di un chiaro indizio di apertura verso una più vasta utenza. Cfr. G. De Angelis D'Ossat, L'architettura delle terme di Baia, in I Campi Flegrei nell'archeologia e nella storia, Atti Conv. Lincei 33, Roma 1976, p. 231; cfr. C.F. Giuliani, Note sull'architettura dei Campi Flegrei, ibidem, p. 375. (22) G. Lugli, OP. cit., pp. 615, 618. I consistenti strati di malta sono dovuti all'impiego di elementi in cotto di spessore irregolare |